Ci mancava solo questo, nella nostra estate tormentata, lo
spettro delle pecore in serie B. E manco per ripescaggio, ma come promozione
diretta, da vincitori del girone di Lega Pro. Il presidente di Lega, Andrea
Abodi, intervistato dal Sole 24 Ore
(vedi qui) è stato chiarissimo: se il Teramo salta per l’inchiesta di Catanzaro
sul calcio sporco, tocca all’Ascoli. Vaffanculo. La situazione è maledettamente
seria. La giustizia sportiva è veloce e non va per il sottile, e stavolta c’è pure
aria di pene esemplari.
La procura federale di Stefano Palazzi è al lavoro sul
dossier Teramo da qualche giorno. Cosa ha in mano? L’avremmo voluto sapere dai
giornali locali, ma niente. Su quelli abbiamo potuto leggere i comunicati
stampa dei club coinvolti, molte interviste di parte un po’ di cronaca spiccia
e qualche intercettazione relativa all’inchiesta penale. Manca la ciccia. L’inchiesta
penale va a caccia di reati, produce processi, affibbia condanne in un tempo
che è lungo anni e anni: chi se ne frega! In questa calda estate, da sotto l’ombrellone
ci interessa l’inchiesta sportiva che in un mese deve decidere se il Teramo
mantiene o no la B, con ciò che ne segue.
Cosa ha in mano la procura federale? Una informativa di 59
pagine in cui gli investigatori calabresi hanno selezionato e sublimato le
accuse relative alla frode sportiva, ricostruendo fatti specifici, ciascuno
accompagnato da riscontri e trascrizioni di intercettazioni. Ci abbiamo
lavorato un po’, scomodando amicizie e contatti, in questi giorni in cui la
vicenda Samb è in stand-by, ma la abbiamo avuta. Eccola.
La contestazione è nota: il Teramo avrebbe comprato la
partita-promozione di Savona. Era la penultima di campionato, i biancorossi
avevano quattro punti di vantaggio sull’Ascoli, ma erano in piena fase calante.
Paura di vincere, si chiama in gergo. La settimana precedente avevano fallito
il colpo decisivo, la successiva avrebbero avuto uno scontro diretto da infarto.
Meglio non rischiare, chiuderla lì: trentamila euro e si festeggia subito la B.
Che combine ci sia stata, ormai l’hanno compreso anche i
tifosi più ottusi. Le intercettazioni che qua e là abbiamo potuto leggere sono
chiarissime, negare l’evidenza sarebbe un suicidio. Il Teramo che ha ingaggiato
un azzeccagarbugli accorto e navigato, l’avvocato Eduardo Chiacchio, punta
piuttosto ad alzare un cordone sanitario attorno al presidente Campitelli,
offrendo come agnello sacrificale il ds Di Giuseppe, in coppia con “l’esperto
di frodi sportive” (la definizione è dell’antimafia calabrese) Di Nicola. Saltasse
fuori un coinvolgimento del presidente, scatterebbe la “responsabilità diretta”
per illecito sportivo e il Teramo finirebbe dritto in serie D; in caso
contrario può sperare di cavarsela con una “responsabilità oggettiva” che,
molto in teoria, sotto l’influsso di un particolare allineamento di palloni e
pianeti, potrebbe pure finire a tarallucci e vino, con la radiazione dei
dirigenti e un paio di punti di penalizzazione che non sposterebbero l’esito
del torneo: Teramo promosso, Ascoli secondo. Magari!
Di Nicola è allineato. Alla procura federale che lo ha
interrogato su un primo blocco di partite aggiustate, nella villa di Morro D’Oro
in cui è agli arresti domiciliari, per dieci ore ha sostanzialmente ripetuto di
essere un santo che magari ha combinato qualche marachella, ma per proprio
conto, non in combutta con dirigenti o società. Capito l’antifona? Quando sarà
il suo turno, Di Giuseppe potrà spiegare le telefonate più scottanti dicendo di
aver agito alle spalle del suo presidente, per un qualche interesse personale,
un altro Primo Greganti… In effetti,
nelle intercettazioni (il telefono sotto controllo era quello di Di Nicola) il
nome del presidente non spunta mai - come la difesa si è affrettata a far
trapelare - ma purtroppo non basta a tenerlo fuori.
E’ ora di aprire l’informativa trasmessa dalla procura a
Palazzi. Sottolineando una questione chiave: nella giustizia sportiva l’onere della prova è in capo a chi si
difende. Se in un processo penale è l’accusa a dover dimostrare la colpevolezza
dell’imputato e, al minimo dubbio scatta l’assoluzione, qui avviene esattamente
il contrario. Nel dubbio la giustizia sportiva condanna. E la giustizia
sportiva parte da queste 59 pagine in cui, chiarite generalità e accuse degli
indagati, subito gli inquirenti passano ad esaminare quella che brutalmente
definiscono “Combine”.
“Nelle
pagine a seguire – si legge
nell’informativa - le risultanze informative intercettive dimostreranno come la
dirigenza del Teramo calcio, nella persona del presidente Campitelli Luciano e
del direttore sportivo Di Giuseppe Marcello, diano mandato all’esperto di frodi
sportive Di Nicola Ercole affinché questi possa intervenire, in modo
fraudolento, al fine di alterare il risultato della partita di calcio di Lega
Pro, girone B, penultima di campionato, tra il Savona e il Teramo, in favore di
quest’ultimo; vittoria che avrebbe garantito la promozione al campionato italiano
di serie B”. Le “pagine a seguire” raccontano di un grande fermento in casa
Teramo già dal lunedì, con Di Giuseppe che chiama e incontra Di Nicola il quale
si mette subito all'opera. Nel pomeriggio, via sms, confida ad un’amica di
essere da Campitelli, nel corso della
settimana prima sonda il calciatore Davide Matteini e poi vira sull’ex
allenatore del Savona Ninni Corda e sul ds dei liguri Marco Barghigiani.
L’attività di Di Nicola è frenetica, con decine di telefonate, molte a Di
Giuseppe assieme a cui incontra Corda a Bisceglie e Barghigiani all’Aquila.
Gli incontri decisivi sono avvenuti ad Albissola, nel
Savonese, prima e dopo la partita. Il primo per accordarsi, il secondo per
pagare, dicono gli investigatori che sono convinti della presenza di Campitelli
ad entrambi gli appuntamenti. Per il primo c’è una telefonata (2 maggio –
11.53) di Di Giuseppe che dice a Di Nicola di essere arrivato: “noi stiamo qua,
che macchina c’hanno loro? (…) noi stiamo con la Maserati”. La Maserati è di
Campitelli, il plurale più che sospetto. Per il secondo la testimonianza di
Barghigiani che ha messo a verbale di un incontro con Campitelli dopo la
partita, “per congratularmi con lui della promozione”. Dopo la
partita-promozione, sulla strada del ritorno da Savona, mentre in piazza
migliaia di teramani attendevano presidente e calciatori per festeggiare,
Campitelli avrebbe deviato su Albissola soltanto per ricevere i complimenti di
uno sconosciuto ds? Chi gli crede?
C’è di più. C’è Di Nicola a far da anticamera da Campitelli,
mentre Barghigiani al telefono reclama il pagamento dell’ultima tranche e c’è
il passaggio (2 maggio 8.47) in cui Di Nicola indottrina Di Giuseppe su come
comportarsi davanti ai rappresentanti del Savona e soprattutto gli dice: “Tu
gli devi dire che non deve parlare di niente, gli devi dire al tuo capo... Hai
capito?”.
Il messaggino, la Maserati, le dichiarazioni di Barghigiani,
le telefonate… La magistratura sportiva nel dubbio spara. E per quanto
Campitelli sia basso, lo fa secco. Maledetto.