mercoledì 8 luglio 2015

Intervallo con pecore: le carte della giustizia sportiva sul Teramo


Ci mancava solo questo, nella nostra estate tormentata, lo spettro delle pecore in serie B. E manco per ripescaggio, ma come promozione diretta, da vincitori del girone di Lega Pro. Il presidente di Lega, Andrea Abodi, intervistato dal  Sole 24 Ore (vedi qui) è stato chiarissimo: se il Teramo salta per l’inchiesta di Catanzaro sul calcio sporco, tocca all’Ascoli. Vaffanculo. La situazione è maledettamente seria. La giustizia sportiva è veloce e non va per il sottile, e stavolta c’è pure aria di pene esemplari.

La procura federale di Stefano Palazzi è al lavoro sul dossier Teramo da qualche giorno. Cosa ha in mano? L’avremmo voluto sapere dai giornali locali, ma niente. Su quelli abbiamo potuto leggere i comunicati stampa dei club coinvolti, molte interviste di parte un po’ di cronaca spiccia e qualche intercettazione relativa all’inchiesta penale. Manca la ciccia. L’inchiesta penale va a caccia di reati, produce processi, affibbia condanne in un tempo che è lungo anni e anni: chi se ne frega!  In questa calda estate, da sotto l’ombrellone ci interessa l’inchiesta sportiva che in un mese deve decidere se il Teramo mantiene o no la B, con ciò che ne segue.

Cosa ha in mano la procura federale? Una informativa di 59 pagine in cui gli investigatori calabresi hanno selezionato e sublimato le accuse relative alla frode sportiva, ricostruendo fatti specifici, ciascuno accompagnato da riscontri e trascrizioni di intercettazioni. Ci abbiamo lavorato un po’, scomodando amicizie e contatti, in questi giorni in cui la vicenda Samb è in stand-by, ma la abbiamo avuta. Eccola.  



La contestazione è nota: il Teramo avrebbe comprato la partita-promozione di Savona. Era la penultima di campionato, i biancorossi avevano quattro punti di vantaggio sull’Ascoli, ma erano in piena fase calante. Paura di vincere, si chiama in gergo. La settimana precedente avevano fallito il colpo decisivo, la successiva avrebbero avuto uno scontro diretto da infarto. Meglio non rischiare, chiuderla lì: trentamila euro e si festeggia subito la B.

Che combine ci sia stata, ormai l’hanno compreso anche i tifosi più ottusi. Le intercettazioni che qua e là abbiamo potuto leggere sono chiarissime, negare l’evidenza sarebbe un suicidio. Il Teramo che ha ingaggiato un azzeccagarbugli accorto e navigato, l’avvocato Eduardo Chiacchio, punta piuttosto ad alzare un cordone sanitario attorno al presidente Campitelli, offrendo come agnello sacrificale il ds Di Giuseppe, in coppia con “l’esperto di frodi sportive” (la definizione è dell’antimafia calabrese) Di Nicola. Saltasse fuori un coinvolgimento del presidente, scatterebbe la “responsabilità diretta” per illecito sportivo e il Teramo finirebbe dritto in serie D; in caso contrario può sperare di cavarsela con una “responsabilità oggettiva” che, molto in teoria, sotto l’influsso di un particolare allineamento di palloni e pianeti, potrebbe pure finire a tarallucci e vino, con la radiazione dei dirigenti e un paio di punti di penalizzazione che non sposterebbero l’esito del torneo: Teramo promosso, Ascoli secondo. Magari!

Di Nicola è allineato. Alla procura federale che lo ha interrogato su un primo blocco di partite aggiustate, nella villa di Morro D’Oro in cui è agli arresti domiciliari, per dieci ore ha sostanzialmente ripetuto di essere un santo che magari ha combinato qualche marachella, ma per proprio conto, non in combutta con dirigenti o società. Capito l’antifona? Quando sarà il suo turno, Di Giuseppe potrà spiegare le telefonate più scottanti dicendo di aver agito alle spalle del suo presidente, per un qualche interesse personale, un altro Primo Greganti…  In effetti, nelle intercettazioni (il telefono sotto controllo era quello di Di Nicola) il nome del presidente non spunta mai - come la difesa si è affrettata a far trapelare - ma purtroppo non basta a tenerlo fuori.

E’ ora di aprire l’informativa trasmessa dalla procura a Palazzi. Sottolineando una questione chiave: nella giustizia sportiva  l’onere della prova è in capo a chi si difende. Se in un processo penale è l’accusa a dover dimostrare la colpevolezza dell’imputato e, al minimo dubbio scatta l’assoluzione, qui avviene esattamente il contrario. Nel dubbio la giustizia sportiva condanna. E la giustizia sportiva parte da queste 59 pagine in cui, chiarite generalità e accuse degli indagati, subito gli inquirenti passano ad esaminare quella che brutalmente definiscono “Combine”. 

 “Nelle pagine  a seguire – si legge nell’informativa - le risultanze informative intercettive dimostreranno come la dirigenza del Teramo calcio, nella persona del presidente Campitelli Luciano e del direttore sportivo Di Giuseppe Marcello, diano mandato all’esperto di frodi sportive Di Nicola Ercole affinché questi possa intervenire, in modo fraudolento, al fine di alterare il risultato della partita di calcio di Lega Pro, girone B, penultima di campionato, tra il Savona e il Teramo, in favore di quest’ultimo; vittoria che avrebbe garantito la promozione al campionato italiano di serie B”. Le “pagine a seguire” raccontano di un grande fermento in casa Teramo già dal lunedì, con Di Giuseppe che chiama e incontra Di Nicola il quale si mette subito all'opera. Nel pomeriggio, via sms, confida ad un’amica di essere da Campitelli,  nel corso della settimana prima sonda il calciatore Davide Matteini e poi vira sull’ex allenatore del Savona Ninni Corda e sul ds dei liguri Marco Barghigiani. L’attività di Di Nicola è frenetica, con decine di telefonate, molte a Di Giuseppe assieme a cui incontra Corda a Bisceglie e  Barghigiani all’Aquila.

Gli incontri decisivi sono avvenuti ad Albissola, nel Savonese, prima e dopo la partita. Il primo per accordarsi, il secondo per pagare, dicono gli investigatori che sono convinti della presenza di Campitelli ad entrambi gli appuntamenti. Per il primo c’è una telefonata (2 maggio – 11.53) di Di Giuseppe che dice a Di Nicola di essere arrivato: “noi stiamo qua, che macchina c’hanno loro? (…) noi stiamo con la Maserati”. La Maserati è di Campitelli, il plurale più che sospetto. Per il secondo la testimonianza di Barghigiani che ha messo a verbale di un incontro con Campitelli dopo la partita, “per congratularmi con lui della promozione”. Dopo la partita-promozione, sulla strada del ritorno da Savona, mentre in piazza migliaia di teramani attendevano presidente e calciatori per festeggiare, Campitelli avrebbe deviato su Albissola soltanto per ricevere i complimenti di uno sconosciuto ds? Chi gli crede?

C’è di più. C’è Di Nicola a far da anticamera da Campitelli, mentre Barghigiani al telefono reclama il pagamento dell’ultima tranche e c’è il passaggio (2 maggio 8.47) in cui Di Nicola indottrina Di Giuseppe su come comportarsi davanti ai rappresentanti del Savona e soprattutto gli dice: “Tu gli devi dire che non deve parlare di niente, gli devi dire al tuo capo... Hai capito?”.


Il messaggino, la Maserati, le dichiarazioni di Barghigiani, le telefonate… La magistratura sportiva nel dubbio spara. E per quanto Campitelli sia basso, lo fa secco. Maledetto.